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STOP Fast Fashion

Immagine del redattore: Antonella SansoneAntonella Sansone

Aggiornamento: 25 set 2020

Mai come in questo periodo si sta sentendo sempre più parlare di Fast Fashion, ma siamo sicuri di sapere davvero cosa significa questo termine?

Con Fast Fashion si intende un settore dell’abbigliamento che realizza abiti di bassa qualità a prezzi ridotti e che è caratterizzato da un ricambio veloce di collezioni.

Le grandi multinazionali che hanno produzioni dislocate in aree povere del nostro pianeta, per intenderci, sono parte attiva di questo fenomeno.

L’unico obiettivo di queste aziende è quello di guadagnare e per riuscire a farlo seppur vendendo a prezzi bassissimi, “risparmiano” su fattori che vengono totalmente ignorati, primo tra tutti la produzione .


Rivendere abbigliamento a basso costo, significa produrlo a basso costo, con il lavoratore che non solo percepisce un basso salario ma è costretto a lavorare in condizioni disumane, in luoghi di lavoro che non rispettano né le corrette norme igieniche né tanto meno la sicurezza per chi vi è all’interno.


Le persone però non solo le sole a rimetterci. Infatti queste aziende hanno anche un enorme impatto sull’ambiente, in quanto i tessuti sono di scarsa qualità e spesso contengono sostanze cancerogene per l’uomo, le tecniche usate per produrli anche come se non bastasse la maggio parte delle volte sono impiegati nella loro realizzazione sostanze chimiche molto impattanti sull’ambiente.

La Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Uniteha affermato l’industria della moda è la seconda in industria più inquinante, subito dopo il petrolio, responsabile del 20% dello spreco globale dell’acqua e del 10% delle emissioni di anidride carbonica, oltre a produrre più gas serra di tutti gli spostamenti aerei e navali di tutto il mondo.

Gli scarichi tossici di queste attività, provocano di conseguenza l’inquinamento di fiumi le cui acque sono usate dalle popolazioni vicine per le proprie esigenze quotidiane.


Quando di parla di Fast Fashion inoltre, si parla sempre anche di spreco. Sì perché questa produzione veloce è responsabile di un grande carico di rifiuti dati sia dalla merce invenduta, che viene poi bruciata, emanando fumi di natura dannosa, sia dalla merce indesiderata.

A far crescere questo tipo di rifiuto siamo proprio noi e ora vi spiego come.

Ogni volta che ci stanchiamo di un abito e lo gettiamo senza che esso sia consumato ma solo perché ci ha stancato, ogni volta che facciamo acquisti compulsivi di cose che forse nemmeno indosseremo mai, solo perché hanno un costo alto e perciò superficialmente li mettiamo lì nell’armadio ad aspettare l’occasione giusta e se non arriva li gettiamo comunque.

Ogni volta che succede questo noi aumentiamo il tasso di rifiuti.

Secondo il rapporto “L’Italia del riciclo 2010” a cura della Fondazione Sviluppo Sostenibile e Fise-Unire di Confindustria, in Italia ogni anno finiscono in discarica 240.000 tonnellate di prodotti tessili, principalmente capi di abbigliamento.

E allora cosa possiamo fare per invertire questa rotta? Come possiamo fermare il sistema del fast fashion?

Con la responsabilità!

La responsabilità in quanto consumatori di iniziare a fare scelte consapevoli, comprando da aziende che condividono i nostri valori, che utilizzano non solo materie prime made in Italy, ma che producano anche nel nostro territorio tramite una filiera produttiva garantita e certificata.

Dobbiamo preferire capi più duraturi che non solo dureranno nel tempo ma che potremo anche riparare a quelli “usa e getta” e dare così più valore anche al lavoro di chi ha realizzato quel prodotto con sacrifici e passione.


Occhio ai cartellini!!

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